La prima testimonianza sulla presenza dell’Ordine di Altopascio
ci è nota grazie ad un sigillo, ritrovato a Fordongianus,
che ritrae S.Giacomo vestito da pellegrino e che porta una scritta
dove si nomina un Martino, Maestro Generale dell’Ordine,
identificabile con Martino da Vecchiaia il quale ebbe questo incarico
negli anni tra il 1108 ed il 1146.
"L’altro sigillo di Altopascio reca incisa l’iscrizione
"SIGILLUM FRATRIS DARDI GERARDI DE ALTOPASCIO" ed il
segno del Tau: appartenne probabilmente ad un precettore o priore
(???) di un’obedientia. Di questo sigillo non si conoscono
per ora altri particolari sul suo ritrovamento ed è ancora
in fase di studio sia la collocazione storica che l’ubicazione
della pertinenza del proprietario."
Il primo documento scritto che attesta la presenza
dell'Ordine in Sardegna è una bolla di papa Innocenzo III
del 22 aprile 1198, successivamente confermata da quella del 1216
di papa Onorio III. Tale bolla ci fornisce alcune notizie circa
l'esistenza e l'ubicazione dei loro possedimenti: “quidquid
habetis in toto Judicatu calaritano: quidquid habetis in toto
Judicatu Turritano: quidquid habetis in Sardinia”.
Tale citazione ci fa intuire immediatamente che le "accoglienze"
altopascine erano presenti nell'isola già da molto tempo.
Purtroppo non conosciamo l'evoluzione di queste obedientie, né
i problemi - di sicuro assai grossi - che dovettero affrontare
all'inizio della loro attività: crediamo a ragione che
l’arrivo degli ospedalieri di Altopascio nei regni giudicali
sardi sia stata, se non voluta, di certo appoggiata dalla volontà
di qualche Re filopisano, che favorì sicuramente con donazioni
quest'istituto già di per sé votato alla povertà,
ma che per necessità doveva tuttavia disporre di mezzi
non comuni per quell'epoca.
Riconosciuto
nel 1239 come Ordine da papa Gregorio IX, esso si avvaleva delle
immunità di cui godevano già gli Ordini suoi simili.
Troviamo esempio di ciò nel documento dell'8 agosto 1255,
con il quale papa Alessandro IV disponeva l’esenzione dalle
spese per l'approvvigionamento del castello di Girapala, in territorio
di Fordongianus, le quali assorbivano un terzo dei proventi della
Diocesi di Arborèa, già "sopportate" da
tutti i prelati ed ecclesiastici di Sardegna.
L’Ordine ricevette sempre una degna considerazione
e attenzione da parte dei sovrani catalano - aragonesi: infatti,
il santo cui i frati di Altopascio erano votati era lo stesso
protettore dei cristiani iberici. In più, proprio in terra
iberica, l’Ordine amministrava parecchi beni.
Probabilmente
anche per tale motivazione, i beni sardi di Altopascio non passarono
mai in altre mani, nonostante due documenti del 1331 riferiscano
le intenzioni di tale Omberto de Lauro il quale, per cercare di
ottenere in affitto i possedimenti sardi dell’Ospedale di
Altopascio, non esita a sollecitare il re Alfonso IV d’Aragona,
anche tramite il vescovo di Ploaghe.
Una carta del 6 maggio 1358 riguardante un capitolo generale
dell'Ordine
di Altopascio, tenutosi ad Altopascio davanti all'altare di S.
Giacomo e presieduto dal maestro generale frate Iacopo Cheli,
riconferma il possesso dei beni sardi, l’hospitale Sancte
Marie de Sieve et ecclesiam Sancti Jacobi et Sancti Micaelis de
Siasi de Sardinea, e li assegna all’amministrazione di fra
Giovanni Silvani di Pescia.
ALTOPASCIO, 6 maggio 1358, Capitolo dell’Ordine
[…Item
fratrem Iohannem Selvani de Piscia licet absentem tanquam presentem
ad regendum hospitale Sancti Jacobi de Allexandria et hospitale
Sancti Ugonis de begulia de Corsica, et hospitale Sancte Marie
de Sieve et ecclesiam Sancti Jacobi et Sancti Micaelis de Siasi
de Sardinea et hospitale de Pontremulo et ad locandum cum pleno
mandato…].
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